La perseveranza nella storia umana

Contrariamente a quanto si pensa, perseverare è umano; la perseveranza crea passione. Infatti, la locuzione latina molto popolare “errare è umano, perseverare è diabolico” è fuorviante. La storia ci insegna che più di 2 milioni di anni fa, quando la lancia, l’arco e la freccia non erano ancora stati inventati, i nostri lontani antenati, che erano una via di mezzo tra scimmioni ed esseri umani, nudi, e armati solo di bastoni, ingombranti e privi della velocità necessaria per assalire a sorpresa le loro prede, utilizzavano una tecnica chiamata “persistence hunting”. La caccia persistente consisteva nell’inseguire a lungo un animale. Gli esseri umani, grazie alla loro capacità di sudorazione e alla resistenza termica, riuscivano a continuare la caccia anche quando la preda, più veloce ma meno resistente, doveva fermarsi per rinfrescarsi. Questa tecnica sfruttava la capacità degli esseri umani di mantenere una corsa a ritmo moderato per lunghe distanze, finché la preda non collassava per sfinimento.

La corsa di resistenza sottovalutata

Studi, come quelli di Dennis Bramble e Daniel Lieberman, dimostrano che molte caratteristiche fisiche umane, come la postura eretta e il raffreddamento corporeo efficiente, sono frutto dell’evoluzione verso la specializzazione nella corsa di resistenza. In conclusione, l’uomo per natura è stato progettato per affrontare corse di lunga durata. Nonostante ciò, nelle manifestazioni sportive mainstream, le gare di breve durata come i 100 e 200 metri ricevono molta più visibilità mediatica per la loro spettacolarità. Paradossalmente, le ultra maratone, esempi estremi di resistenza e perseveranza, sono spesso trascurate dai media e dalle competizioni di alto profilo, e non sono nemmeno incluse nel programma olimpico.

L’impegno e la resilienza dei podisti di lunga distanza

Mentre la maggior parte degli atleti si impegnano in competizioni più visibili, ci sono anche uomini e donne che partecipano a gare molto più massacranti e che non ricevono grossi riconoscimenti economici. Queste persone, dopo aver lavorato per più di 8 ore, si vestono e si allenano. A confronto con un atleta che si specializza in distanze brevi, potrebbero essere anche decisamente più lenti, ma dimostrano una resilienza mentale straordinaria!

Un esempio di dedizione: Antonio Ramundi

Questo articolo è dedicato anche al nostro Antonio Ramundi, per gli amici Toni, classe 1966, di Teatino e tesserato con l’ASD Progetto Running. Toni è una persona normale come tante, un padre che, dopo aver finito il suo turno di lavoro, si dedica ai suoi allenamenti in vista delle sue numerose gare di lunga distanza. Il suo impegno, trasformato in passione, lo ha portato a partecipare, nel weekend del 14-15 settembre, come unico rappresentante regionale al campionato italiano della 24 ore Fidal “Lupatotissima”, organizzato dal GSD Mombocar e dal Comune di Verona, ottenendo un ottimo 9° posto assoluto percorrendo 175,72 km in 24 ore

Sono soddisfatto del risultato ottenuto; è un altro tassello da aggiungere a una stagione da incorniciare. L’unico rammarico è che, per soli 4 km, non ho ottenuto il pass per la Spartathlon, la famosissima ultramaratona Atene-Sparta di 276 km, a cui solo pochissimi atleti a livello internazionale hanno il privilegio di partecipare

ANTONIO RAMUNDI

Queste le parole di Toni appena rientrato dalla trasferta di Verona. Attualmente, Toni è il podista abruzzese con circa 1600 km percorsi dall’inizio dell’anno e uno dei più attivi a livello regionale.